13/02/09

Una Pizza a NYC



DI Massimo Bibbiani


Non posso certo dire di conoscere il mondo o di averlo girato in lungo ed in largo ma qualche viaggio ho avuto modo di farlo,e in qualunque parte del globo sia stato, ho voluto assaggiare i piatti della tradizione locale,o almeno che rispondessero alle minime (apparenti )norme igieniche- occhio non vede.....
E così mi è capitato di gustare il serpente in Cina,piuttosto che la moussaka della Grecia interna, o i salumi di Renna ed il Salmone in Norvegia o.....una varietà di gusti.di sapori di profumi infinita.
saper apprezzare questa varietà,o forse è meglio dire tipicità è diventata per me una vera passione che mi ha portato a fare attività in SlowFood e, ogni volta che parto,mi trasforma in "esploratore del gusto".Nello scorso mese di Dicembre ho avuto modo di recarmi a New York City per una toccata e fuga nella" Grande Mela"vestita a festa per il Natale.Una gita senza grandi aspettative,nata quasi per caso,che, al contrario, si è trasformata i una piacevolissima settimana nel " Nuovomondo"(anche il film che porta questo nome merita di essere visto per la poesia con cui racconta l'avventura di tanti nostri connazionali che sono andati in America-ma questa è un'altra storia).
Una città in cui si trova tutto ed il contrario di tutto,l'opulenza e l'estrema povertà. Sensazioni opposte ad ogni volger di sguardo,nonostante le mie convinzioni iniziali una città che merita di essere vista e vissuta,anche se per pochi giorni.
Lasciando da parte il racconto delle cose viste e restando in tema cultural -gastronomico,ho voluto provare a magiare hot dogs,hamburgers e steack e l'esperienza è stata piacevole(la qualità della carne americana è conosciuta)come la cortesia dei camerieri nell'interpretare i nostri sproloqui in pseudo inglese/americano.
Altra piacevolezza il bicchiere di acqua scura,travestita da caffè,nella versione"to go"(cioè da passeggio).Come riuscisse a mantenersi caldo, nonostante la bassa temperatura esterna,per tanto tempo è ancora, per me,un mistero.
Ed infine, come andare a NYC e non andare in un locale dalle chiare origini italiane? Impossibile per cui non ho mancato di provare “Sbarro” una catena di ristorazione self service in cui si servono vari piatti di origine nostrana. Io ho provato la pasta e la pizza. Sulla pasta c’è da fare ancora “tanticchia” di strada più per la cottura che per il condimento privo di accentuazioni aromatiche atte a coprire la scarsa qualità della materia prima. Sulla pizza, invece, mi è stato servito un prodotto di qualità decisamente buona, pasta ben lievitata, pomodoro con sapore di pomodoro e mozzarella di buona qualità. Obiettivamente, in Italia, spesso mi è capitato di assaggiarne di peggiori.Un saluto e l’appuntamento alla prossima zingarata… speriamo presto.
Massimo

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